Edward in Venice

Gli Edward in Venice vogliono “far diventare virale la presa bene” / Intervista

di Alessandro Mainini

A fine 2022 gli Edward in Venice ci hanno regalato Beyond, il loro nuovo disco, arrivato a circa tre anni di distanza dal predecessore Empathy. È un lavoro su cui la band spinge ulteriormente sulle proprie influenze emo e math, senza rinunciare però affatto al punk rock che da sempre ha caratterizzato il sound del gruppo pesarese. Il lavoro strumentale sulle chitarre in particolare ha fatto un grande salto di qualità, così come la carica emotiva del cantato, e c’è pure una tromba che fa capolino tanto per gradire. Abbiamo parlato con loro per sapere qualcosina in più su questo disco!

Ciao ragazzi! Il vostro precedente disco, Empathy, è del 2019. Com’è nato, e soprattutto quando è nato, il nuovo album Beyond?

Empathy, a causa di cambi di formazione, cambi di vita verso l’estero e periodo covid, non ha potuto ricevere la luce che avrebbe meritato, quindi nell’inverno 2020 ci siamo messi subito all’opera con la nuova formazione a scrivere le prime note di Beyond scambiandoci idee e pezzi -tramite Google Drive per ovvie ragioni.

Nel disco si sentono influenze punk rock ma anche parecchio emo anni 2010. Cosa stavate ascoltando mentre scrivevate le canzoni di Beyond?

Penso che ognuno di noi stesse ascoltando e viaggiando su campi molto diversi, sia nel periodo di scrittura sia oggi stesso. A breve pubblicheremo su Spotify quattro diverse playlist, ognuna creata da uno di noi. Lì magari scoverete qualche influenza!

Quali sono i temi principali di questo disco? Di cosa parlano le canzoni?

Il concept principale che abbiamo voluto fortemente trattare sin dall’inizio riguarda le problematiche di noi esseri umani in maniera quotidiana: dalle relazioni familiari sviluppate dall’adolescenza, rapporti tra relazioni sentimentali, rapporto con il cibo, problemi a relazionarsi con il mondo esterno e gestione di ricordi passati e malinconia…

Cosa sperate che chi ascolta Beyond possa fare proprio e trarre dall’album?

Che possa trasportare l’ascoltatore su un mindset sereno grazie alle melodie dello strumentale e trasmettere energia altrettanto positiva tramite le dinamiche dei vocals. Poi l’interpretazione dei testi deve essere soggettiva, eventualmente calandosi anche nella loro relazione con il suonato. Chi non ci ha ancora visto live con la nuova formazione può aspettarsi nuove cose.

In un mondo fatto sempre più di playlist editoriali e tiktok virali, voi come la gestite la promo delle vostre uscite, sui social e anche fuori dai social?

I nostri principali canali di comunicazione online sono sempre stati Instagram, Facebook, Spotify e Bandcamp, e quelli resteranno. Poi riteniamo importante essere su qualsiasi palco proponendoci in maniera più spontanea possibile, comunicare con la presenza a piena immagine di un live da 35 minuti… considerando anche il privilegio di poter essere ancora attivi, pianificare, muoversi, suonare.

Per un po’ di tempo con la “linea Howler” avevate sbancato nel mondo del merch. Cosa vi è rimasto di quell’esperienza, a parte i soldi del punk rock?

Howler è stato un progetto piuttosto spontaneo che dall’omonimo album e da tutto il suo merch correlato ha avuto una risposta molto positiva, penso soprattutto per la diversità di offerta nella scelta di design e stile rispetto a buona parte del merch che si può trovare ai banchetti di altre band. Sicuramente ci portiamo ancora in tasca la consapevolezza che ci piace distinguerci con design personali sviluppati step by step con i grafici con cui abbiamo installato queste collaborazioni.

Siete rimasti una delle poche band anni 2010 ancora attive nella scena italiana. Come vedete la situazione attuale per questo genere nel nostro Paese, e che prospettive pensate ci siano?

Ci fa estremamente piacere chi fa attenzione a queste cose e non scorda il passato, soprattutto per poterlo riproporre in un futuro prossimo. Dal nostro canto pensiamo che gli anni covid siano stati uno spartiacque naturale, un po’ come la natura che rinasce ancor più rigogliosa dopo un incendio grazie alla cenere che ha fertilizzato il terreno circostante. Si respira sicuramente più voglia di andare a concerti, nuove band sono nate e stanno facendo benissimo, stessa cosa per nuovi festival o venue. Se la presa bene parte dalle singole situazioni vissute a ogni show, è facile farla diventare piacevole e quindi virale in poco tempo.


Gli Edward in Venice suoneranno dal vivo il 24 febbraio al Drunk in Public di Morrovalle (MC) e il 16 aprile ai Bagni Elsa di Pesaro, in attesa di nuove date che saranno confermate a breve.


Oltre all’intervista agli Edward in Venice, potete leggere tutte le nostre interviste a questo indirizzo!

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