Elasi: “Tappeti volanti per i pensieri e piccole dancefloor per le nostre case”
DI ALESSANDRO MAININI
Un titolo dell’EP con un gioco di parole meraviglioso –Campi Elasi– un look e un’immagine social sgargianti e un sound almeno altrettanto estroverso e variopinto. Questo in pochissime parole il succo del progetto artistico di Elisa Massara, in arte Elasi, che lo scorso 28 ottobre ha pubblicato il suo EP d’esordio per l’etichetta Neverending Mina.
L’EP si compone di sei tracce, dove il sound electropop la fa da padrone fra bassi importanti e beat che fanno muovere il corpo, ma non mancano sfumature di interesse quasi etnografico. Le canzoni del disco infatti contengono inserti e strumenti tradizionali provenienti dalle più disparate parti del mondo, suonati da artisti con cui Elasi ha collaborato tramite Internet. Troviamo un duduk (strumento tradizionale armeno) registrato da Mekhak Torosian in Esplodigodi, un balafon suonato dal maliano Moustapha Dembélé in Sentimentale anarchia, e in Voli pindarici l’intervento di Sulwyn Lok da Singapore con un zhongruan (sorta di mandolino cinese) e del brasiliano Bela Couy con le sue percussioni.
I testi del disco sono ricchissimi di accostamenti inaspettati e giochi di parole, con un tema quasi ossessivamente ricorrente che è la spinta a credere in sé stessi, a liberarsi dai preconcetti e dalle catene che imprigionano e impediscono di esprimere tutto il proprio potenziale, a rialzarsi quando si cade e a provarci sempre, in ogni situazione. Concetti quasi sorprendenti in un momento, quello della lotta alla pandemia da covid-19, che il nostro Paese sta vivendo con spirito cupo e tetro, ma che forse per una ventina di minuti possono farci ritrovare un po’ di quel brio di cui forse avremmo bisogno per non scoraggiarci.
Ciao, Elisa! Il tuo EP super positivo e carico di energia vitale arriva proprio nel momento in cui l’Italia è ripiombata nella morsa del Covid. Oltre alle ovvie ricadute su concerti mancati e opportunità di promozione, che effetto credi si possa creare con la dissonanza fra clima generale che si respira e clima che invece si percepisce nel disco?
Io spero che possa tenere tanta compagnia in questo periodaccio, regalando un po’ di tappeti volanti per i nostri pensieri e tante piccole dancefloor per le nostre case, in cui dovremo rimanere chiusi ancora un po’ ad aspettare e a fantasticare.
Nei testi del disco fai parecchio leva su concetti “motivazionali” come la fiducia in sé stessi e la necessità di non arrendersi anche di fronte agli ostacoli; potremmo anzi dire che sia il tema portante dell’EP. Che tipo di sensazioni e di esperienze sono finite all’interno della scrittura delle parole di questo disco?
Principalmente le rinascite dopo grandi cadute, le leggerezze ritrovate e la fiducia in me stessa, che ho sempre tanto centellinato.
Ci racconti un po’ il lavoro che c’è dietro alla creazione non solo delle canzoni ma anche del look e dell’intero concept grafico e comunicativo del progetto, che almeno dall’esterno sembra molto curato per amalgamarsi e rispecchiare alla perfezione il sound dei brani?
Quando scrivo, ho in mente un sacco di mondi strambi che spesso disegno e sogno: neon alla “Enter the Void”, creature inventate alla Tim Burton, colorate piante con gli occhi alla Codex Seraphinianus, fiammeggianti alghe fluide… per me è fondamentale che la musica si connetta all’arte visiva e che quest’ultima assomigli alle immagini, ai colori e ai mondi che quelle canzoni mi suscitano.
Ai tempi della nostra ultima intervista avevi fuori solo una canzone, Benessere. Ritieni che ci siano stati cambiamenti per te come persona da allora, che possano aver influito sul tuo modo di fare musica?
Da quel momento, ho avuto un percorso strano e tortuoso con lunghe attese e grandi caos per cui non sapevo mai quando sarebbe uscito il mio disco. Quel limbo è stato duro ma mi ha aiutato molto a crescere professionalmente e artisticamente: ho continuato a scrivere, produrre e a lavorare con persone con cui era veramente possibile fare arte in simbiotica libertà!
Il 28 ottobre all’Arci Bellezza di Milano doveva tenersi il tuo release show insieme a Cecilia, invece sappiamo com’è andata a finire. Cosa ne pensi della situazione che si trova a vivere il comparto musicale in Italia e delle misure prese che influenzano il nostro settore?
In questo momento in particolare, non ho davvero più parole in merito.
Ultima domanda: tu l’hai scoperto il segreto per stare bene e per rialzarsi sempre dopo ogni caduta? Se sì ce lo racconti o è troppo un segreto?
Purtroppo non c’è un segreto. Ogni caduta te la devi sfangare in una maniera diversa e nuova; devi affrontare il dolore e gli ostacoli di petto senza troppe scorciatoie per poi rinascere e rafforzarti!
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