Holding Absence: tristezza in toni sgargianti – Intervista
di Vittoria Brandoni
The Greatest Mistake of My Life è il nuovo lavoro in studio degli Holding Absence, un gioiellino heavy che vede il quartetto post-hardcore gallese affrontare di petto la sfida del sophomore album -e uscirne vincitore.
Armati di produzioni sfavillanti e visuals cinematografiche, ma senza rinnegare l’intensità emotiva che dal 2016 li contraddistingue (come dimenticare lo split con la band sorella Loathe?), The Greatest Mistake of My Life consacra gli Holding Absence come una delle punte di diamante di Sharptone Records.
“Ci siamo sentiti davvero una band totalmente diversa mentre scrivevamo questo disco, rispetto a chi eravamo quando stavamo lavorando al self-titled”, esordisce il vocalist Lucas Woodland. Gli Holding Absence appaiono diversi nella musica, così come nella lineup: a gennaio hanno annunciato la separazione dal bassista e membro fondatore James Joseph.
“Abbiamo sempre amato quello che erano gli Holding Absence, e ciò che rappresentavano. Quindi con quest’album volevamo perfezionare ciò che già era speciale della nostra band, e mostrarlo nel migliore dei modi! Ci siamo davvero impegnati nella produzione di quest’album e penso che anche questo abbia davvero elevato le cose. [Il produttore del disco] Dan Weller è stato un’aggiunta brillante alla nostra piccola squadra.” Weller ha descritto in gran dettaglio il lavoro di sound design alle fondamenta del nuovo disco, il cui risultato è rifinito e massiccio al punto da essere inevitabilmente paragonabile a titani come gli Architects. Gli elementi di ambience che legano ogni traccia invece paiono essere un tributo al metal rivoluzionario di There Is a Hell… dei Bring Me the Horizon.
Il cambio di squadra dunque sembra essere stato vincente: “Eravamo assolutamente sicuri della nostra direzione fin da subito: mentre il primo album è stato crivellato di ostacoli e pressioni, il secondo è nato senza sforzo, in modo facile.”
The Greatest Mistake of My Life prende il nome da una canzone del 1937 di Gracie Fields: la riverenza a tutto ciò che è antico e senza tempo permea l’estetica e le tematiche del disco, che trattano amore e abbandono, morte e precarietà, rabbia e introspezione. Il singolo Afterlife, con la giustapposizione di un video musicale dalla grana e l’immaginario retrò e uno dei ritornelli rock più immensi e attuali dell’anno, risulta da subito la traccia più emblematica.
“Di solito il filo conduttore emerge spontaneamente, e poi provo a rendere il tutto ancora più coesivo. Una cosa che ho notato in quest’album è che spesso ho cantato di argomenti ricorrenti, ma da diverse angolazioni. Die Alone / Beyond Belief e Celebration / Mourning Song sono considerabili brani fratelli, dato il loro legame tematico.”
Mentre ognuna delle canzoni su The Greatest Mistake of My Life implora di essere suonata live, i tour non sono ancora un’opzione. In attesa delle date programmate per ottobre 2021, affiancati dai talentuosi e promettenti Static Dress e Wargasm, gli Holding Absence non smettono di fare musica.
“Stiamo già iniziando a lavorare sull’album 3, ed è emozionante provare cose nuove, assicurandoci sempre di fare onore alla band che abbiamo fondato nel 2016. Qualunque cosa accada, faremo sempre del nostro meglio in ogni cosa che realizziamo come band, indipendentemente da cosa sia.”
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