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REVIEW: Tickets to My Downfall by Machine Gun Kelly

di Martina Pedretti

Finalmente è arrivato uno dei dischi più chiacchierati, attesi, odiati già in partenza e discussi ancor prima della sua uscita del 2020. Stiamo ovviamente parlando di Tickets to My Downfall, ovvero la svolta pop punk di Machine Gun Kelly. Perché che lo si voglia ammettere o meno, questo è ciò di cui si tratta. Un disco che fugge dalle sonorità rap dove per anni si è cullato MGK, e abbraccia una realtà a lui molto cara, coltivata anche dall’amicizia con il batterista dei blink-182, Travis Barker.

Nonostante quindi sia conosciuto al grande pubblico come rapper, Machine Gun Kelly ha deciso di approcciarsi a un genere che rispetto ai primi anni ’00 è ormai lontano da ciò che fa successo. Sono passati i tempi in cui su MTV vedevamo i video dei blink-182, dei Sum 41 e dei Simple Plan.

Ma con questo revival portato avanti dal nostro ex rapper, le cose potrebbero cambiare. Tickets To My Downfall non ha niente da invidiare agli album delle band pop punk degli ultimi anni, e al contrario loro ha una piattaforma d’ascolto molto più ampia. Una cassa risonante che permette al genere di arrivare a molte più orecchie, rispetto quanto le band di nicchia, che tanto ci piacciono, abbiano mai potuto fare. E si tratta di una scelta difficile, per chi per anni ha fatto il genere che svetta in tutte le classifiche mondiali. Ma Machine Guny Kelly lo ha detto, con Tickets to My Downfall ha voluto portare avanti ciò che ama, fregandosene di quanto seguito potrebbe perdere, perché affezionato a qualcosa che in questo disco è poco presente.

Una commistione di pop punk e trap che a molti non riesce ad andare giù, ma che molti altri, già dall’uscita di concert for aliens, avevano definito “come sarebbe dovuto essere un album dei blink degli ultimi 10 anni”. Quindi Machine Gun Kelly fa il lavoro al posto dei blink-182, realizzando un prodotto molto più interessante rispetto a quanto abbia fatto la band dai tempi della reunion? La risposta è assolutamente sì. Sin dalla title track, che si chiama proprio così, Machine Gun Kelly ci fa capire che questo album ha il solo obiettivo di raccontare la sua storia e di farlo nel modo più pop punk possibile per le sue corde.

Le hit come bloody valentine e my ex’s best friend, che forse sono caratterizzate dalle sonorità più pop del disco, le conoscete tutti. Ma non dimenticatevi di pezzi come kiss kiss, drunk face e WWIII. O di forget me too, il featuring con Halsey, regina del pop alternativo degli ultimi anni, che ha un qualcosa di strano, ma si afferma comunque come uno dei brani migliori del disco. Così come la chiusura di Tickets to My Downfall divisa in due brani, l’interlude bayan tree e play this when I’m gone. Due canzoni dedicate alla fidanzata Megan Fox, e alle dipendenze che da anni mettono a dura prova la vita di MGK. Con questa conclusione, l’artista apre il suo cuore agli ascoltatori, dichiarando che però non lo farà mai più dopo questa volta.

Ed è proprio questo che è Tickets to My Downfall. Un album biografico dove Machine Gun Kelly racconta la sua vita e le sue esperienze, sfruttando il genere che più gli sta a cuore, e facendosi aiutare da un’artista come Travis Barker.

Vogliamo che ciò che ascoltiamo da anni tra di noi, in una nicchia, ricominci ad avere un po’ di successo e che le nostre band del cuore possano svoltarla con questa storia della musica? Beh, forse questa svolta di Machine Gun Kelly permetterà al genere di tornare laddove ci piacerebbe fosse rimasto per tutti questi anni.

Valutazione: 5/5

Tracklist di Tickets to My Downfall:

01. title track
02. kiss kiss
03. drunk face
04. bloody valentine
05. forget me too (feat Halsey)
06. all i know (feat Trippie Redd)
07. loney
08. WWIII
09. kevin and barracuda
10. concert for aliens
11. my ex’s best friend by Machine Gun Kelly (feat blackbear)
12. jawbreaker
13. nothing inside (feat ian dior)
14. banyan tree interlude
15. play this when I’m gone

Etichetta discografica:

Interscope (sito per acquistare il disco)

Video di Tickets to My Downfall:

Spotify:

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