SeM e le Visioni Distorte, band

SeM e le Visioni Distorte: “La battaglia più grande è interna a noi” – Intervista

di Maria Chiara Cerra

“Anima rock’n roll” e “#cRockantezza” sono i due elementi che contraddistinguono i lombardi SeM e le Visioni Distorte. Il gruppo è attivo da sei anni, ma ha visto un totale ricambio interno che ha creato una vera e propria ‘famiglia’ grazie ai nuovi membri Gabo, Jewel e Virginia. Avendo pubblicato recentemente Compromessi, secondo singolo del 2020 dopo Il vuoto dentro uscito a maggio, la band ci spiega come i due brani siano connessi e si sofferma a parlare del significato del compromesso.

Ciao a tutte e tutti! Come state? È uscito da poco il vostro nuovo singolo Compromessi. Tra le sonorità aggressive del brano e il colore rosso della copertina, come mai avete scelto la cruna di un ago come immagine?

Virgi: Ciao! Io sto bene, finalmente sono libera da esami e posso dedicarmi interamente alla band. Per la risposta “sull’ago” lascio la parola ai macho men.

Gabo: Pensando all’ago e al filo si pensa al fatto che sono oggetti che servono per tenere insieme più parti, che poi è uno dei motivi per cui si scende a compromessi.

Sem: L’idea è stata suggerita dalla nostra art director Perry. L’immagine rimanda proprio alla prima frase del brano: “tessi, stringi, provi a ricucire gli eterni strappi del continuo divenire”. Operiamo un parallelismo tra la scorza dell’uomo e il tessuto: l’ago in fondo serve per unire il parallelismo stesso.

Nella canzone giocate molto sulla parola “compromesso” intesa sia come sostantivo -quindi come elemento di mediazione- sia come verbo e perciò sull’essere compromessi, acquistando un significato quasi negativo. Partendo da questa doppia valenza, qual è il significato che date personalmente alla parola “compromesso”? 

Sem: È stata una scelta ponderata tra le varie sfumature. Giocare tra il concetto di compromesso e il compiere un compromesso. Soprattutto perché la battaglia più grande che ci troviamo a vivere è interna a noi. Si pensa che una vita normale la si raggiunge scendendo a compromessi tra quello che siamo noi e quello che sono gli altri: per raggiungere l’equilibrio interiore bisogna capire quali sono positivi e quelli negativi e come raggiungerli.

Jewel: Per me la differenza è che nel primo caso è una scelta: scegli di trovare un compromesso e cosciente cammini verso un terreno comune; mentre nel secondo caso è una realizzazione: a un certo punto capisci di non conoscere il posto in cui ti trovi, perché ci sei finito e come fare per uscirne.

Gabo: Compromesso inteso come sostantivo è la “scelta”, perché si sceglie di scendere a patti con sé stessi. Mentre l’essere compromessi, come aggettivo, vuol dire essere oltre quella scelta. Essere troppo dentro alla scelta che si ha fatto ma anche l’essere ormai in ritardo sulle scelte prese.

Virgi: Personalmente penso che la vita ci metta davanti molti ostacoli. Noi come individui scegliamo la nostra strada, spesso trovandoci a prendere decisioni scomode e quasi a “comprometterci” da soli. Il compromesso può essere un circolo vizioso negativo, una serie di scelte sbagliate che portano a tirarci la zappa sui piedi da soli; allo stesso tempo la vita è praticamente fatta di compromessi, basta scegliere quello migliore per noi.

La canzone è uscita dopo il vostro singolo Il vuoto dentro. Le due canzoni sono in qualche modo collegate?

Sem: In un certo senso sì. Si parla di presa di coscienza. Da una parte relazionale e dall’altra più intima e spirituale. Una maturazione e un mettersi in discussione. E la cosa si ripercuote anche nelle scelte musicali.

Jewel: Credo che questi due pezzi siano legati da un aspetto più introspettivo e analitico anche a livello di sound. Siamo sempre quattro anime incazzate, ma articoliamo meglio la rabbia.

Virgi: Sì e no, credo sia a interpretazione libera. Sicuramente una serie di compromessi sbagliati portano a un vuoto cosmico interiore, ma può essere che dal vuoto dentro si decida di arrivare a compromessi per stare meglio.

Queste canzoni sono l’anticipazione di un nuovo EP o album futuro?

Jewel: Forse un EP? Boooh!

Sem: Ci sono altri brani in cantiere. Potrebbe essere pubblicato un EP per raccogliere tutto. Però si vedrà!

Gabo: Ci sono ancora delle sorprese in serbo.

Come vedete l’evoluzione del vostro stile; pensate di essere giunti a un punto stabile o volete spaziare ancora su altri stili?

Sem: Se parliamo di formazione, allora il punto stabile è che c’è un ottimo equilibrio tra di noi. Ma la cosa bella di Sem e le Visioni Distorte è proprio la volontà di sperimentare. C’è coerenza di aggressione stilistica in questi due brani, ma non c’è limite alla sperimentazione. Lo sentirete!

Gabo: Sento che siamo arrivati ad avere un punto stabile come rapporto tra i membri della band, e questo ci permette di spaziare come genere musicale. Vogliamo sperimentare.

Jewel: Finché siamo mossi dalla curiosità i nostri gusti continueranno a cambiare. Non faremo mai un pezzo di liscio, e questa è l’unica certezza.

Virgi: Più spaziamo, meglio è. La musica è bella perché varia. Ognuno di noi ha le proprie influenze stilistiche, e chissà, magari un giorno faremo un pezzo jazz per la gioia di Sem.

I vostri brani sono in italiano, ma avete mai pensato di cantare anche in inglese un giorno? 

Virgi: NO!

Jewel: A Sem non piace questa domanda, per questo lascerò rispondere lui. È più divertente.

Sem: Italiano. Sempre italiano. Vogliamo usare la nostra musica per trasmettere un messaggio e l’italiano è il mezzo migliore per raggiungere il nostro pubblico.

Gabo: Non credo che Sem e le Visioni Distorte canteranno in inglese un giorno. La band ha sempre cantato in italiano per poter farsi capire dal pubblico che la ascolta. Alla fin fine il suo mercato è quello italiano.


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