“When Your Heart Stops Beating” dei +44 è il miglior album dei blink 182
Ormai arrivati alla fine dell’anno 2023 (17 anni dopo l’uscita del masterpiece di cui sto per parlare), possiamo finalmente sbugiardare i nostri genitori che ci ripetevano orgogliosi la frase: “i blink 182 mica sono la storia della musica”. Sì papà, lo sono. Passano nelle stazioni classic rock. Cazzo papà, sono vecchia.
Negli ultimi anni (nel senso, negli ultimi diciassette) la band californiana è andata in hiatus, è ritornata insieme, poi ha rimpiazzato Tom Delonge con Matt Skiba (che probabilmente stava attraversando una severa crisi di mezza età), e poi si è riunita di nuovo con Tom. Quindi, se NINE (2019) conta davvero come album dei blink 182, allora vale tutto. Allora, trattandosi di fatto di un album dei blink 182 senza Tom, vale anche When Your Heart Stops Beating dei +44 (2006), che però, a differenza di NINE (che per quanto mi riguarda si merita la damnatio memoriae), è un disco perfetto.
Me lo ricordo ancora quando uscì a singhiozzi: prima No, It Isn’t (è una canzone su Tom? No, It Isn’t EVIDENTEMENTE), poi la title track e Lycanthrope, che apre il disco, mettendo in chiaro tutto ciò che volevamo sapere all’epoca, cioè che non è davvero un disco elettronico, non c’è veramente Carol Heller (chiunque lei fosse), e caspita, suona proprio come un seguito del self-titled dei blink.
Il bello è che dopo Lycanthrope, non ci sono pezzi brutti. Non ci sono filler, solo potenziali hit, anche lì al centro, dove di solito un po’ ci si scoccia: Little Death. Hit. 155. Hit. Cliff Diving. Hit. Persino l’interlude è una hit.
E il bello è che anche oggi, diciassette anni dopo, quando le ascolti diventi il meme del tipo che si liscia la barba dalla goduria.
Travis Barker pesta sulle pelli esattamente come in ogni altro disco in cui suona Travis Barker (compreso quello dI MGK), e ci sono sì più elementi elettronici, ma elettronico tipo Motion City Soundtrack (l’anno precedente Hoppus ha lavorato come produttore al disco Commit This to Memory) che strizza l’occhio alla neon era che sta per arrivare, e i testi, bè, per la prima volta non si è costretti a parlare di mamme e orifizi vari. Il che è un plus soprattutto se sei una sedicenne emo che brama oscurità, introspezione, e frasi da scrivere in indelebile nero sui muri della propria cameretta.
Quello che ha fatto funzionare l’album nel 2006 e in tutti gli anni successivi è sicuramente la struttura non banale del disco come insieme, la varietà del sound delle tracce e del mood, gli elementi innovativi che restano sullo sfondo e non infettano troppo l’essenza dell’opera rimanendo più che altro spunti per il futuro anticipando la direzione che da lì a poco verrà presa da almeno una parte della scena alternative, e per finire, le tematiche trattate che cozzano con la natura upbeat delle melodie in un esempio squisito di spleen adolescenziale.
We’ll forget what we used to say
And our lives won’t mean anything
Pull me close as I drift away
And it’s just as it should be
Cose serie da sapere se sei un novizio e non hai voglia di aprire Wikipedia:
When Your Heart Stops Beating è uscito il 14 novembre 2006 su Interscope Records ed è l’unico disco dei +44.
La band è composta da Mark Hoppus, Shane Gallagher, Travis Barker, Craig Fairbaugh.
Nessuno ha mai capito chi fosse questa Carol Heller ma la sua esistenza nel mondo è certificata dalla sua presenza nei brani Make You Smile e No, It Isn’t.
I +44 hanno suonato in Italia il 28 settembre 2006 al Rainbow Club di Milano: le pareti sudavano e i pavimenti scivolavano. In apertura c’erano i Vanilla Sky ma alla fine non hanno suonato e sono stati sostituiti dai The Jersey Line. Il biglietto costava 20,70€.
Chelli