Fast Animals and Slow Kids teatri

Fast Animals and Slow Kids @ Teatro EuropAuditorium – 31.05.2023

DI SIMONE DE LORENZI

Il nostro live report della data dei Fast Animals and Slow Kids al Teatro EuropAuditorium di Bologna

“Salve a tutti, salve a tutte. Noi siamo i Fast Animals and Slow Kids e veniamo da Perugia”. Cambia la location, cambia l’atmosfera, ma loro, i FASK, non cambiano mai. Per la band umbra quella all’EuropAuditorium di Bologna è stata l’ultima data del loro tour nei teatri, un “concerto in 4 atti per piccola orchestra da camera”, come recita il sottotitolo. La serata è sold out, ma si intravedono non pochi posti vuoti: defezioni probabilmente causate dal rinvio della data, posticipata di un mese in seguito a un intervento che il frontman Aimone Romizi ha dovuto subire. Nessun opener, la scena è tutta per loro e per i sei musicisti che li accompagnano per riarrangiare in chiave orchestrale i brani del loro repertorio, selezionati e collegati secondo un criterio tematico che individua i momenti in cui è diviso il concerto.

Atto primo: la paura e l’amicizia.
Atto secondo: il perdersi, l’andare lontano.
Atto terzo: il buio.
Atto quarto: l’amore.

I quattro fregis partono subito alla grande con Animali notturni, un brano che per Bologna è ancora più speciale perché rimanda alla mente il live in Piazza Maggiore del 2019, una delle performance migliori del gruppo che si possa trovare su YouTube. E già qua capisco che non sarà possibile rimanere sui sedili: a questo giro Aimone non può scalare nessun palo o impalcatura, ma si vede che anche lui è irrequieto, quasi contenuto in questa disposizione inconsueta; e data l’impossibilità di pogare l’unica via di sfogo è andare di air drum, usando le ginocchia a mo’ di batteria.

Sul palco le scenografie sono ridotte al minimo per non disturbare troppo: giusto qualche video che scorre alle spalle e dei giochi di luce soffusa che trasformano il teatro in un ambiente evocativo e magico. In primo piano naturalmente c’è la band, mentre resta sullo sfondo l’orchestra, che riesce splendidamente nel suo compito, aiutando a costruire atmosfere perlopiù intime ma anche grandiose, con gli archi che ogni tanto fanno un effetto Yellowcard. Non si tratta di un concerto unplugged (quelli li avevano fatti, per cause di forza maggiore, nell’estate del 2020): Jacopo Gigliotti e Alessandro Guercini imbracciano da subito gli strumenti elettrici e anche Alessio Mingoli non si sottrae al pestaggio della batteria. L’orchestra non è qualcosa in più né in ombra o laterale rispetto alla band: ne è invece il complemento imprescindibile e il risultato è qualcosa di unico.

Nonostante l’inizio col botto la gente è un po’ troppo calma, concede di alzarsi dalle poltrone solo in pochi momenti che rimangono temporanei e non danno mai il la per proseguire lo spettacolo in piedi. È vero che qua e là si intravedono anche famiglie con bambini al seguito (un target certamente favorito dalla maggiore accessibilità della serata), ma il pubblico è pressappoco composto dagli stessi che frequentano i loro palchi più canonici, ovvero una platea di venti-trentenni che di energia in corpo dovrebbero averne. Se la partecipazione è poca forse è più per una sorta di timore reverenziale nei confronti di questa veste inedita.

Per quanto mi riguarda, abbandono presto il posto assegnatomi per godermi il resto dello show dalla balaustra della balconata, che è la cosa più vicina alla sensazione di trovarsi alle transenne. La scaletta naturalmente predilige gli ultimi due album, ma trovano spazio anche i primi dischi – quelli meno mainstream, ma anche più grezzi e punk, forse quelli che a prima vista possono essere i più complicati da trasporre con l’orchestra –, con chicche che erano state escluse anche dagli ultimi tour come Tenera età e Il vincente (eccoli, i momenti sui quali il pubblico si quieta fino al mutismo selettivo).

L’EuropAuditorium riacquista vigore in determinate canzoni come Vita sperduta (d’altronde se Aimone inizia a cantare “Balla sui problemi e non pensarci più” rimanere sulle sedie sembra un sacrilegio), Cosa ci direbbe e Lago ad alta quota, fino all’accoppiata micidiale Dritto al cuore-Canzoni tristi, che viene coronata da Non potrei mai (già nei concerti normali la tastiera di Daniele Ghiandoni apriva all’emotività di questo pezzo).

Il tour nei teatri dei FASK è in primis un concerto, ma è soprattutto un’esperienza per il pubblico e quasi un guilty pleasure per una band nata punk. Da loro ci si aspettava un alto livello e così è stato: tutto va secondo le aspettative e alla fine quasi venti canzoni in due ore sono più che oneste. E prima di intonare Forse non è la felicità, immancabile congedo – senza encore, finte uscite dal palco e giochini vari (“Stasera facciamo i professionisti”, dice tra il serio e il faceto Aimone) – i FASK bissano il saluto iniziale: “Salve a tutti, salve a tutte. Noi siamo i Fast Animals and Slow Kids e veniamo da Perugia”. Sipario.


La scaletta del concerto dei Fast Animals and Slow Kids al Teatro EuropAuditorium di Bologna:

Atto I

1. Animali notturni
2. Come un animale
3. Stupida canzone
4. A cosa ci serve
5. Troia

Atto II

6. Vita sperduta
7. Tenera età
8. Cosa ci direbbe
9. Lago ad alta quota

Atto III

10. Il vincente
11. Fratello mio
12. Coperta
13. Annabelle
14. Senza deluderti

Atto IV

15. Novecento
16. Dritto al cuore
17. Canzoni tristi
18. Non potrei mai
19. Forse non è la felicità

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