Hån e Giungla in un’intervista doppia
In occasione della loro data milanese al Circolo Ohibò venerdì 11 ottobre, abbiamo deciso di fare due chiacchiere con Hån e Giungla in un’intervista doppia.
HÅN
HÅN combina una produzione sperimentale e dreamy con melodie pop che spesso la ricollegano ad artisti internazionali come Lorde o Daughter. L’EP di debutto The Children esce nel dicembre 2017. Seguono poi diversi concerti anche come supporter di Cigarettes After Sex e Lamb e la partecipazione all’Eurosonic 2018 e al Primavera Sound di Barcellona. Recentemente sono usciti Gymnasion e It’s Better When I Sleep, singoli che anticipano l’uscita del nuovo EP.
Sia tu che Giungla cantate in inglese e fate un genere che al momento in Italia non si può dire sia il mainstream. Non a caso avete spesso fato incursioni fuori dal Paese per andare a suonare all’estero. Pensi che il vecchio adagio secondo cui bisogna fare successo nel proprio territorio prima di pensare a orizzonti più grandi sia applicabile anche nel vostro caso, oppure è vostro “dovere” cercare la consacrazione internazionale a prescindere da quella italiana?
Penso non ci sia una formula per fare successo in Italia cantando in inglese, semplicemente perché non è mai successo prima. Dubito che la ragione risieda in artisti non abbastanza validi, più probabilmente servirebbe un po’ di spinta e investimenti da parte di chi può farlo. É una questione complessa di cui si parla tanto, ma penso che nessuno abbia ancora la risposta in mano. Personalmente ora vorrei iniziare a suonare molto di più all’estero perché è utile a confrontarsi e ad ottenere contatti utili.
Qual è stato il posto preferito in cui hai suonato all’estero? E quale in Italia?
Sicuramente il primavera sound di Barcellona. Atmosfera bellissima, direi il miglior concerto di sempre. Un concerto funziona se chi è sul palco riesce a lasciarsi andare ed esprimersi liberamente, questo viene comunicato al pubblico che (generalmente) risponde positivamente e così si crea uno scambio di vibes positive. In Italia l’ho avvertito specialmente al sud, all’Underwood di Putignano e in Sicilia.
Avete entrambe pubblicato nuovi singoli negli ultimi tempi, anche se musicalmente parlando sono due brani piuttosto differenti: più ritmato e frenetico Better Than Ever, più introspettivo e malinconico It’s Better When I Sleep. Qual era lo stato d’animo che ha portato alla stesura del tuo pezzo e qual era la cosa principale che volevi comunicare?
Sono una persona introversa e nell’ 70% delle situazioni ho bisogno di tempo per pensare e stare da sola. Questo pezzo rappresenta uno di quei momenti, dove ci si rifugia dentro se stessi per mettere tutto in pausa per un po’. È okay mettere in stop le cose qualche volta.
In cosa ritieni che consista la difficoltà principale che hai davanti in questo momento e in cosa invece il tuo maggior punto di forza?
Non sono brava a vendermi, a creare un’immagine definita di me che possa essere facilmente riconoscibile. Mi sento sempre in cambiamento ed è difficile da comunicare. Non voglio fare o essere una cosa sola. Però sto diventando molto consapevole di cosa voglio musicalmente e di come ottenerlo, e penso che i miei pezzi stiano diventando molto onesti, anche perché sto producendo tutto da sola con l’aiuto di Michele (chitarrista).
Se potessi rubare una canzone a Giungla, quale dei suoi brani vorresti aver scritto tu e perché?
Tra gli ultimi mi piace molto Better Than Ever perché ha una carica pazzesca, ma la mia preferita resta Sand dal primo EP. Ho scoperto la mia attuale etichetta proprio grazie a quel pezzo di Giungla, ho subito pensato che fosse molto vicina al mio mondo. É nostalgica.
Ci sveli la tua top 5 dei dischi usciti quest’anno?
- Bon Iver – I,I
- Aurora – a different kind of human
- Maggie Rogers – heard it in a past life
- Miley Cyrus – she is coming (EP)
- Vampire Weekend – Father Of The Bride
Qual è la cosa per cui sei più carica in vista del concerto dell’11 ottobre all’Ohibò?
Sarà il primo concerto a Milano dopo tanto tempo. Sono cambiate tante cose live e non vedo l’ora di sperimentare i pezzi nuovi.
GIUNGLA
GIUNGLA è Ema Drei, cantautrice italiana con sede a Bologna. Armata solo di campionatori, una chitarra elettrica e la sua voce, GIUNGLA ha condiviso il palco con The xx, Foals, Grimes and Battles. Dopo l’EP di debutto Camo con l’etichetta Factory Flaws nel 2016 e dopo essersi unita all’etichetta londinese Some Kinda Love / Bad Life, ha in cantiere un nuovo EP con il produttore Luke Smith (Depeche Mode, Foals, Anna Of The North).
Sia tu che Hån cantate in inglese e fate un genere che al momento in Italia non si può dire sia il mainstream. Non a caso avete spesso fato incursioni fuori dal Paese per andare a suonare all’estero. Pensi che il vecchio adagio secondo cui bisogna fare successo nel proprio territorio prima di pensare a orizzonti più grandi sia applicabile anche nel vostro caso, oppure è vostro “dovere” cercare la consacrazione internazionale a prescindere da quella italiana?
Non penso ci sia un’unica strada e credo che le due realtà debbano coesistere.
Soprattutto se parliamo di grande pubblico però, purtroppo ho l’impressione che spesso in Italia manchi un po’ di sana curiosità, quella che ti fa uscire di casa a vedere il concerto di una band che magari ancora non conosci e che non faccia l’unico genere che “sta andando” quel determinato anno.
Personalmente canto in inglese perché per me è sempre stato naturale farlo (soprattutto per via dei miei ascolti) e credo esista effettivamente una “scena europea”; penso al percorso di artisti pop come Christine & The Queens, Mø, Tommy Cash, ma anche più “indipendenti” come WWWater, Pip Blom… solo per citarne alcuni. Ormai ci sono tantissimi musicisti non-anglosassoni che cantano (principalmente) in inglese, fanno tour ovunque e collaborano a livello internazionale ed è questa la realtà di cui sento di fare parte.
Qual è stato il posto preferito in cui hai suonato all’estero? E quale in Italia?
A pari merito, The Great Escape a Brighton e SXSW in Texas. In Italia, Ippodromo delle Capannelle a Roma prima di The xx.
Avete entrambe pubblicato nuovi singoli negli ultimi tempi, anche se musicalmente parlando sono due brani piuttosto differenti: più ritmato e frenetico Better Than Ever, più introspettivo e malinconico It’s Better When I Sleep. Qual era lo stato d’animo che ha portato alla stesura del tuo pezzo e qual era la cosa principale che volevi comunicare?
Volevo che ‘Better Than Ever’ ricreasse una sorta di sensazione di loop costante, quello stato d’animo in cui ci si sente quando non si sta bene ma si continua ad andare avanti.
È nata pensando a questa immagine: a volte mi ritrovo a camminare per interi chilometri per poi accorgermi di non avere quasi mai alzato lo sguardo. Mando una mail, parlo al telefono, faccio praticamente qualsiasi cosa tranne osservare cosa c’è attorno.
Penso che essere adulti sia un po’ lo stesso: dover sempre ottimizzare i tempi e dire che è tutto ok, mentre ci si dimentica di godersi alcuni piccoli dettagli o di lasciarsi andare un po’.
In cosa ritieni che consista la difficoltà principale che hai davanti in questo momento e in cosa invece il tuo maggior punto di forza?
La più grande difficoltà che ho in questo momento è sentirmi a volte “sola” (nelle cose pratiche soprattutto), ma il mio maggior punto di forza è essere libera.
Se potessi rubare una canzone a Hån, quale dei suoi brani vorresti aver scritto tu e perché?
‘1986’ perché è un pezzo pop perfetto, non ti esce più dalla testa.
Ci sveli la tua top 5 dei dischi usciti quest’anno?
Forse qualcuno è dell’anno scorso… in ogni caso ecco cinque dischi che sto divorando da mesi:
- Marie Davidson – Working Class Woman
- Smerz – Have Fun
- Jenny Wilson – Exorcism
- Jai Paul – Do You Love Her Now / He
- Pixx – Small Mercies
Qual è la cosa per cui sei più carica in vista del concerto dell’11 ottobre all’Ohibò?
Testerò un po’ di pezzi nuovi e si festeggia ufficialmente il mio compleanno in ritardo!
Hån e Giungla suoneranno venerdì 11 ottobre al Circolo Ohibò di Milano, non mancate!
Potete trovare tutti i concerti in arrivo nel nostro calendario sempre aggiornato.