WSTR 'Til the Wheels Fall Off copertina

REVIEW: “‘Til the Wheels Fall Off” by WSTR

DI SIMONE DE LORENZI

Lasciata Hopeless Records – etichetta ormai quasi uscita dal giro del pop punk –, gli WSTR guardano alla misconosciuta Life or Death per il terzo LP ‘Til the Wheels Fall Off e cercano di riassestare una discografia che negli anni ha seguito una parabola discendente, nonostante rimanga di tutto rispetto. Se pensiamo che l’ultimo album Identity Crisis è uscito nel 2018, all’inizio della fase di declino del genere, è necessario domandarsi quale modo i ragazzi inglesi abbiano scelto cinque anni più tardi per tentare di reinserirsi in un panorama che da allora è stato scombinato e non poco.

Già la copertina, con i suoi alieni in skateboard, sembra suggerire la direzione intrapresa dalla band inglese: il pop punk delle prime tracce è più grezzo, più generic, proprio nel momento in cui grettezza e genericità vengono scansate dal mercato. È uno stile che ammicca molto ai blink-182 (vedi specialmente Bot Lobby), ma anche – diciamolo subito – ai Neck Deep: il paragone che hanno sempre odiato, senza però fare nulla per evitarlo, persiste in brani come Until Then e soprattutto JOBBO e la title track. Ma nonostante le critiche passate non è assolutamente un punto a sfavore, perché lo fanno bene e riescono a mescolare le due generazioni di pop punk in un sound che nel 2023 non va dato per scontato.

Insomma, le prime canzoni sembrano promettere più che bene, benissimo. E verso la fine Casa Amor concluderebbe quello che potremmo chiamare il disco della resurrezione, se solo fosse tutto così. E invece nel mezzo ci infilano un po’ di tutto. Purtroppo.

3 Days Sober e Hyperactive svelano il lato più radiofonico del pop punk (e di nuovo tocca chiamare in causa il quartetto gallese, perché le due tracce sembrano prese di peso da All Distortions Are Intentional), mentre la poppeggiante I Hate It Here viene risollevata solo dal gradito intervento di Joe Boynton dei Transit, una collaborazione inaspettata e che tuttavia non stona.

Gli WSTR sorprendono in Poor Boy, un brano aggressivo ma di un’aggressività diversa da quella che poteva esserci sull’EP di debutto SKRWD e che guarda più verso il rock; così come fa, in maniera meno irruente, Bricks con i suoi assoli di chitarra abbastanza gratuiti. Sorprendono specialmente, sempre in negativo, anche in ISLEEPWITHAGUN, che vede l’inserimento del rapper 10 Bag Boyz e inevitabilmente si avvicina al mondo di Machine Gun Kelly, perlomeno con sonorità non altrettanto scontate.

Proprio quando la crisi d’identità del disco precedente pareva essere passata gli WSTR inciampano di nuovo. È vero, per una band accusata di essere supergenerica e poco originale le sperimentazioni dovrebbero essere gradite; il problema è che nei risultati questi sconfinamenti – che hanno un’aura di ambiziosità che invece la crudezza delle altre tracce allontana – non sembrano essere adatti a loro. È chiaro che le cartucce migliori di ‘Til the Wheels Fall Off gli WSTR le hanno sparate fuori con i singoli, lasciandoci degli inediti non molto più che carini e contribuendo a un album in definitiva confuso.

TRACKLIST DI WSTR – ‘TIL THE WHEELS FALL OFF

1. Until Then
2. ‘Til the Wheels Fall Off
3. JOBBO
4. Bot Lobby
5. Bricks
6. Poor Boy
7. ISLEEPWITHAGUN (feat. 10 Bag Boyz)
8. Hyperactive
9. 3 Days Sober
10. I Hate It Here (feat. Joe Boynton)
11. Casa Amor

Etichetta Discografica:

Life or Death (sito per acquistare il disco)


Oltre al nuovo disco degli WSTR ‘Til the Wheels Fall Off, potete leggere tutte le nostre recensioni a questo indirizzo!

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