REVIEW: “Childhood Eyes” by Yellowcard
DI SIMONE DE LORENZI
Era il 24 giugno 2016 quando gli Yellowcard annunciarono il loro imminente scioglimento. Sette anni dopo gli Yellowcard si ripresentano al mondo con un EP, Childhood Eyes, il cui titolo sembra un invito a ritrovare insieme a loro lo sguardo del bambino, per ricominciare a stupirci di quello che ancora avranno da regalare. Quella della band di Jacksonville non è stata la reunion più spettacolare di sempre, né la più imprevedibile, ma noi la attendevamo lo stesso con ansia.
Il fatto è che gli Yellowcard si sono sciolti quando avevano ancora molto da dare a livello musicale e il loro ultimo album, che non aveva troppo da invidiare ai dischi precedenti, lo ha dimostrato. Ritroviamo ora quella qualità di cui sentivamo il bisogno come non fosse passato davvero tutto questo tempo. Se sul self-titled d’addio gli Yellowcard erano riusciti a mescolare i toni malinconici alla potenza strumentistica, in Childhood Eyes permane la medesima urgenza; ma dove là l’energia del pop punk era al servizio di un congedo già nostalgico, qua fa da rampa di lancio verso il domani, è un assaggio di futuro.
In questo senso l’alternative rock di Three Minutes More è il più affine allo stile dell’ultimo disco, mentre Childhood Eyes si avvicina maggiormente – fatte le dovute distinzioni – al loro sound classico; i suoni del violino, segno distintivo della band, vengono esaltati a dovere specialmente in questa traccia e nella successiva. Hiding in the Light e il suo ritornello trascinante non interrompono il vigore delle chitarre; sebbene non rappresenti totalmente una novità, questa canzone pare contenere un accenno di originalità e possiede una marcia in più rispetto alle altre.
Honest from the Jump rallenta un attimo i ritmi ma senza perdere intensità, grazie a suoni che sembrano avvolti da una patina epica. L’EP è concluso da una ballad acustica, The Places We’ll Go, e ovviamente gli Yellowcard in acustico sono una garanzia. Queste ultime due canzoni favoriscono un anticlimax che tutto sommato, conoscendo la band, ci può stare, anche se vorremmo sentire altri brani più tirati (ma sicuramente ce ne sarà occasione).
All’album hanno partecipato anche Vic Fuentes dei Pierce the Veil e Chris Carrabba dei Dashboard Confessional, ma il loro effettivo apporto è decisamente trascurabile; pare quasi che i loro nomi siano serviti a dare lustro alle tracce in cui compaiono e poco più.
Per essere il disco del ritorno, Childhood Eyes è all’altezza delle aspettative. Non si tratta di un comeback scialbo e fatto tanto per fare: gli Yellowcard hanno messo a frutto l’esperienza accumulata in passato senza riproporre copie banali di sé stessi e al contempo hanno dimostrato di essere proiettati verso il domani, fedeli al proprio sound ma con tanta voglia di rinnovarsi.
TRACKLIST DI YELLOWCARD – CHILDHOOD EYES
1. Three Minutes More (feat. Pierce the Veil)
2. Childhood Eyes
3. Hiding in the Light
4. Honest from the Jump
5. The Places We’ll Go (feat. Dashboard Confessional)
Etichetta Discografica:
Equal Vision/Rude Records (sito per acquistare il disco)
Oltre al nuovo disco degli Yellowcard Childhood Eyes, potete leggere tutte le nostre recensioni a questo indirizzo!
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