Amalia Bloom band

In tour per l’Europa con gli Amalia Bloom

Freschi di pubblicazione del loro nuovo disco Picturesque, i vicentini Amalia Bloom sono partiti per un tour europeo di dieci giorni, un po’ come si usava qualche anno fa prima del covid, e come speriamo che si torni a fare da qui in poi. Come da buona tradizione per un tour DIY, non sono mancati pacchi e imprevisti, che la band ci ha voluto raccontare in esclusiva in questo “diario del tour”. Buona lettura!

DAY ONE – 20 maggio

Il tour è iniziato con il release party a Vicenza. È stata una data speciale che aspettavamo da molto tempo. Suonare a casa ha sempre un significato particolare e probabilmente questo concerto rimarrà indelebile nei nostri cuori. È stato come se fossimo un tutt’uno con il pubblico ed è la prima volta che ci accade in questo modo. Cantare tutti assieme le canzoni è stato assolutamente magico. Picturesque è un disco che parla di Vicenza in un certo senso, parla delle persone che la popolano e dei suoi suoni, delle sue forme. Suonarlo qui, nella nostra seconda casa che è il CS Bocciodromo, è stato come restituire tutto il frutto di questo duro lavoro alla città che l’ha ispirato. Abbiamo condiviso il palco con i Mondaze, una band sicuramente molto più tranquilla di noi, la scelta giusta per preparare le persone al nostro turno sul palco. Con noi ha suonato il piano Elia, l’uomo che ha registrato e si è preso cura del nostro disco nel suo studio, Il Baito. È stato tutto magico, le immagini al link qui sotto parlano da sé.

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DAY TWO – 22 maggio

La domenica, freschi di release, siamo partiti alla volta dell’Austria, caricando il furgone per la prima volta; è un miracolo come possa starci tutto. La squadra è pronta a partire: oltre a noi cinque, si sono aggiunti i nostri amici Andrea, detto “Bus”, merch guy e conoscitore di tutte le parole delle canzoni, e Yari, detto “Yari”, sesto membro di Amalia Bloom a tutti gli effetti.

Siamo arrivati a Graz attorno alle 18, dove ad aspettarci c’è Alberto, detto “Albertino”, che ormai è come un fratello per noi: ci ha aiutato lui a organizzare il concerto. La venue è il Sub, uno spazio autogestito in cui chiunque in tour per l’Europa è passato a suonare: un pezzo di storia. Si respira una bella aria, la città ci piace e abbiamo una gran voglia di suonare. Piano piano la sala si riempie, c’erano tanti studenti e siamo stati contenti di vedere tutte quelle persone. Prima di noi suona una band rockabilly, gli Awezombies, che ci fa ballare tutti e scalda l’atmosfera nel migliore dei modi. Quando abbiamo iniziato a suonare la risposta è stata bellissima, saltiamo tutti come trottole e in due secondi la sala gronda di sudore. La gente balla e si diverte, c’erano molti italiani. A metà concerto abbiamo iniziato a cantare Francesco Totti di Bello Figo senza un apparente motivo, ma ci sta un sacco. Post-serata abbiamo fatto un giro per vedere la città di notte, cercando disperatamente un posto dove mangiare. Fortunatamente c’era un baracchino “dal merda”, come diremmo in Veneto, che stava chiudendo e ci ha sfamato con gli avanzi, che erano comunque buoni da paura. Non si butta via niente. Una volta sazi, ci siamo divisi e abbiamo passato la notte in due dormitori diversi.

Amalia Bloom Graz

DAY THREE – 23 maggio

Il lunedì abbiamo il primo day-off, avremmo dovuto suonare a Monaco di Baviera ma purtroppo il concerto è stato annullato la settimana prima di partire, quindi rimaniamo a Graz e decidiamo di farci un giro per la città. Albertino ci porta a spasso e ci fa vedere le bellezze della città austriaca, portandoci anche in una zona dalla quale si può vedere la città dall’alto, lo Schlossberg. Da sopra la vista è incredibile, è mozzafiato, anche perché per arrivare ci devi lasciare un polmone. Scendendo, dopo aver fatto qualche foto romantica e aver rovinato il limone di due tipe con i nostri schiamazzi molto italiani, passiamo da una scalinata ripidissima che sembra uscita dal Signore degli Anelli o da qualche romanzo di avventura. Decisamente non adatta a chi soffre di vertigini. Dopo una scarpinata del genere era quindi ora di rifocillarsi: una volta scelto il posto ci sediamo e ci prepariamo ad attendere un’ora buona per mangiare dei panini e delle cotolette, che almeno erano buonissimi. Attenzione: se andate in Austria e chiedete una Coca-Cola ghiaccio e limone, specificate che volete UNA FETTA di limone, altrimenti loro metteranno il succo di limone dentro al bicchiere e vi faranno sboccare anche Natale 2004.

DAY FOUR – 24 maggio

La mattina baci e abbracci al nostro fra Albertino e via verso Praga. Sette ore di strada easy, 100 km/h fissi, il paesaggio attorno a noi cambiava velocemente. Purtroppo lungo il percorso abbiamo ricevuto la notizia che la data di Francoforte del giorno successivo è stata annullata. Il “promoter” non aveva organizzato il concerto per davvero. Ci siamo confrontati con la band in apertura e il locale. La prima ha risposto di non avere notizie del concerto da due settimane, nonostante le continue sollecitazioni al “promoter”, e la stangata finale arriva dal locale che, cadendo dalle nuvole, ci ha confessato di non avere idea che il 25 maggio Amalia Bloom avrebbe dovuto suonare là. Insomma, siamo stati truffati.

Un po’ amareggiati e nervosi arriviamo a Praga. Abbiamo suonato all’Eternia Smichov, un complesso di locali, sale prove e sale da concerti, uno dei posti più attivi e uno spazio fondamentale per l’underground della città. Noi suoniamo nella soffitta, di fronte a una rampa da skate, assieme ai Kafka, una band screamo locale. Non c’era molta gente ma abbiamo dato tutto lo stesso, nonostante fossimo parecchio seccati dalla notizia di Francoforte. Tra l’altro fra i pochi presenti c’era anche Gabriele, detto “Gabri”, un nostro amico di Vicenza (Santa Bertilla über alles) in Erasmus a Brno che ci ha fatto una sorpresa incredibile.

La sera quattro di noi hanno dormito in ostello, mentre gli altri tre hanno fatto la prima notte in furgone, parcheggiato di fronte all’ostello con una mossa di chirurgica precisione, ovvero spostando il segnale di divieto di sosta qualche metro più indietro senza farci notare. Un dettaglio importante di questa giornata è stato la scoperta di una bibita, la Kofola, che diventerà lo sponsor del viaggio. È una cola nata durante il comunismo in Cecoslovacchia per dare un’alternativa a Pepsi e Coca-Cola, al tempo proibite, che ne ricorda il gusto e le sembianze (solo le sembianze). Non riceve da noi incredibili recensioni, ma ci fondiamo col tessuto locale.

Amalia Bloom Praga 2 Amalia Bloom Praga 3

DAY FIVE – 25 maggio

Sveglia a Praga. Chi ha dormito in ostello si sveglia alla vista di due manzoni tedeschi palesemente in hangover, chi ha dormito in van per strada si sveglia, e questa è già una buona cosa. Ci guardiamo una colazione da signori in un posto mega chic (tranne Tom che si è preso un kebab con tutto, anche piccante, alle 9:28 di mattina) e partiamo alla volta di Amsterdam. Maps dice 9 ore. Speriamo di farcela in 11. Si preannuncia il viaggio più lungo del tour. Sorpassiamo il confine tedesco e una volante ci fa segno di accostare. Ci chiediamo perché abbiano scelto proprio noi tra decine di macchine ma il dubbio presto scompare: immaginate cos’hanno pensato quelle due poliziotte quando hanno visto tra BMW, Audi e Tesla un Ducato del 2002 grigio a chiazze, mitragliato sul cofano, i finestrini coperti da teli neri fissati con lo scotch che svolazzano di fuori e lattine di birra sul cruscotto. Il controllo va liscissimo tra sorrisi e frecciatine e siamo pronti a ripartire.

Verso l’una il languorino comincia a farsi sentire. Non siamo neanche a metà strada ma decidiamo di fermarci in un’area di sosta. Il pranzo prevede polenta. E basta. Circa mezzo chilo a testa. Per ripararci dal vento ci piazziamo coi fornellini accanto all’entrata dei bagni in modo da ricordare a tutti da dove veniamo. La polenta ai funghi e ai formaggi ci sazia e siamo di nuovo in viaggio. Guidiamo, guidiamo e guidiamo. I paesaggi sono belli ma un po’ ripetitivi. Verso le dieci sosta al Burger King e poi si supera il confine. Con la scusa che siamo a Nord il cielo è chiaro fino a tardi, e in un clima quasi surreale entriamo ad Amsterdam. Ovviamente c’è una zona della città, ovvero praticamente tutta, in cui non possiamo entrare col furgone vecchio e malmesso che abbiamo, quindi ci mettiamo circa un’ora e mezza a trovare un parcheggio sotterraneo dove lasciare il van. Sono le due e siamo sfiniti: con un Uber arriviamo a casa di Samuel, detto “Sam”, che ci ospiterà per i prossimi due giorni e ci corichiamo felici e contenti, dopo aver provato una tipica specialità di Amsterdam preparata dal nostro amico.

DAY SIX – 26 maggio

La mattina ci siamo svegliati con molta calma e con molta calma siamo andati a fare colazione. Dato che ci è saltata la data a Francoforte siamo stati costretti a rimanere un giorno in più ad Amsterdam. Mentre ne approfittiamo per fare i turisti ci viene in mente un’idea: stampare un tot di flyer del concerto da distribuire a caso per le vie del centro. Facciamo una grafica al volo e ne stampiamo 200. Dopo qualche ora di volantinaggio dobbiamo andare alla venue per montare tutta la strumentazione, anche se il concerto è il giorno successivo.

Inizia la staffetta del disagio: Uber fino al parcheggio sotterraneo, in van fino al parcheggio più vicino non ZTL, scarichiamo tutto e carichiamo su un altro Uber per arrivare al locale. Il posto è molto bello, un po’ fuori dal centro e con la vista direttamente sull’Amstel. Conosciamo i ragazzi del posto, montiamo tutto e torniamo a piedi in centro. Cena al ristorante vegan (ultra gordo) dove lavora Samuel e altri due passi tra i canali di Amsterdam. Passiamo davanti al Melkweg dove quella sera suonavano i Men I Trust e stiamo una buona decina di minuti incantati ad osservare la crew che caricava il mega van a fine concerto, pensando quanto sarebbe figo suonare in posti del genere.

Amalia Bloom Amsterdam Amalia Bloom Amsterdam 4

DAY SEVEN – 27 maggio

La giornata parte con del sano volantinaggio in varie parti di Amsterdam, compresi negozi di dischi e di strumenti musicali. C’è chi è gasato di ricevere il nostro flyer e chi ci schifa completamente, però noi siamo presi troppo bene per fare caso agli incontri negativi. Pranzo a base di chili vegano fatto dal buon Yari, mangiato ancora una volta come nobili. Nel pomeriggio ci avviciniamo alla venue a piedi, ovviamente, sfruttando la scarpinata per fare  del sano volantinaggio durante il tragitto.

Arrivati alla venue ci aspettano due lezioni di robe matte assurde: la prima è techno yoga, la seconda è “rudimenti di salsa”, lezione tenuta da due insegnanti incredibili con facce incredibili. Entrambe le cose sono state quantomeno bizzarre, non siamo abituati a cose simili in questi contesti, ma comunque è stato divertente e ci stava. Il nostro concerto all’insegna del “pochi ma buoni” è finito con la vicina che ha chiamato gli sbirri, che fortunatamente non sono mai arrivati. Post-concerto abbiamo chiamato l’immancabile Uber per portare gli strumenti al van parcheggiato a mezz’ora a piedi dalla venue. Due di noi nell’Uber, gli altri a piedi. Mentre aspettavamo il van con tutti gli strumenti fuori dalla venue ha iniziato a piovere, giusto i due minuti che ci sono voluti per spostare gli strumenti al riparo, per poi smettere ovviamente. Arrivati al van e caricata la roba, dopo varie bestemmie rivolte a Krishna da parte del conducente dell’Uber, abbiamo portato il nostro BeneDucato (nome del van) al parcheggio e l’abbiamo chiuso lì. Ulteriore Uber fino a casa di Samuel e nanna più che contenti, dopo aver ancora una volta assaggiato una tipica specialità di Amsterdam preparata dal nostro amico.

Amalia Bloom Amsterdam 5

DAY EIGHT – 28 maggio

Dopo esserci svegliati sul presto e aver fatto una colazione vegana degna dell’hotel Ritz (letteralmente due biscotti a testa e basta), partiamo alla volta di Bruxelles, dove ad attenderci c’è una folta agenda di attività preparata per noi da Tom, che ha vissuto nella capitale belga per qualche anno e la conosce bene. Il viaggio va bene, arriviamo a Bruxelles da nord, dunque la tappa all’Atomium, un atomo di metallo gigante e mega cazzuto, è d’obbligo. Fatte le tre foto di rito e lasciati gli adesivi negli spot giusti, ci avviamo verso la città per gustare un kebab buonissimo: il kebab del turco. Ad Anderlecht, una delle municipalità di Bruxelles, c’è questa famiglia di signori turchi che da generazioni sforna kebab in tutte le salse e sapori, ma invece di darti il classico pane o la piadina, è possibile farselo fare in baguette. Insomma, una delizia, soprattutto se si pensa che l’ispettore di sanità non entra nel locale almeno dal 1973, rendendo tutto più magico e soprattutto saporito. Post-kebbo andiamo da Sara e Dennis, degli amici di Tom che ci preparano il caffè e che ci ospitano a dormire post concerto.

Nel pomeriggio ci prepariamo alla serata, facendo i turisti per un paio di ore, e riusciamo a vedere un po’ tutto il centro storico di Bruxelles, che non è sicuramente una città come le altre. Siamo pure riusciti a fare la foto con Jacques Brel, che per i belgi è un po’ quello che Domenico Modugno è per l’Italia e gli italiani. Una volta arrivati nel posto ci aspetta un bel palco, dove facciamo un check tranquillo e rilassato. Condividiamo la scena con i brussellesi Splendeur, che aprono le danze. Il nostro è un concerto che parte un po’ strano, con un paio di attacchi fatti un po’ così, ma tutto sommato va bene. Post-concerto veniamo invitati al karaoke, ma prima esauriamo gli ultimi due neuroni rimasti per trovare un parcheggio e dopo non pochi chili di bestemmie riusciamo a trovarlo, solo che è alto 1,95 metri. Il van è alto 2 metri. Noi decidiamo di tentare la sorte e con una precisione che manco il chirurgo migliore al mondo, ficchiamo il van in questo parcheggio dimenticato da cristo. La serata inizia ufficialmente. Dopo qualche Cara Pils e qualche gin tonic, alcuni tornano a casa e/o in furgone, mentre alcuni rimangono in centro a fare festa fino alle 7.30 di mattina. Una gran giornata volge così al termine.

Amalia Bloom Bruxelles 2

DAY NINE – 29 maggio

La mattina colazione con brioche pagate a peso d’oro e subito dopo pranzo dal greco, che a dire ristorante è un complimento. I più rustici si ingozzano di carne e cipolla cruda, i più raffinati insalatina fit e gamberi, e poi passeggiata tra le vie di Bruxelles a caccia di negozi di dischi, lasciando dietro di noi odori non ben specificati. Evidentemente non eravamo i graditi in città, perché poco dopo parte un acquazzone che ci costringe al ritiro verso il parcheggio dove avevamo lasciato il van. Tirato fuori un furgone alto 2 metri da un parcheggio alto 1.95, piangiamo i nostri consumi di gasolio e ci lasciamo la città alle spalle. Con poche ore di strada superiamo il confine e ci ritroviamo in Francia, dove veniamo accolti dai carissimi caselli autostradali, che a dirla tutta, non ci erano mancati. Nota bene: in Germania l’autostrada è gratis, mentre in Olanda, Belgio e Lussemburgo basta comprare una vignetta che è valida in tutti e tre gli stati.

Nelle prime ore della sera arriviamo a Metz, una cittadina che non si capiva bene se fosse grande, piccola, o una via di mezzo. Fatto il check-in all’ostello, decidiamo di saziare la nostra fame nel più italiano dei modi dando la caccia alle pizzerie d’asporto aperte di domenica sera. Praticamente nessuna, tranne una. Così ci dirigiamo in città, ed entrati nella pizzeria rimaniamo impressionati dalle capacità di multitasking del pizzaiolo: impastava, farciva, infornava, rispondeva al telefono, gestiva gli ordini online e intratteneva la gente che veniva a prendere la pizza, tutto con la più assoluta tranquillità. Scegliamo le pizze più ignoranti a disposizione nel menù, con ingredienti che a chiederli in Italia ti attiverebbero un TSO, ma ci sentiamo internazionali e vogliamo assaporare la tradizione culinaria del posto. E quindi ci richiudiamo in furgone, con le peggiori pizze che potessimo immaginare, a scambiarci fette nella speranza che la successiva fosse migliore della precedente, invano.

DAY TEN/ELEVEN – 30&31 maggio

La mattina del lunedì ci prendiamo del tempo per visitare la cittadina di Metz, molto carina e particolare, e per fare una ricca colazione a base di tagliere di affettati, pastine e Campari. La colazione dei campioni. Il viaggio procede senza grossi intoppi, tranne i pulotti che, di nuovo in Germania, ci fermano per un controllo. Arriviamo ad Aarau molto carichi. L’indirizzo datoci dal promoter era quello di un supermercato e, dopo un disorientamento iniziale, scopriamo che la venue è una sala prove al piano -2 del parcheggio; ovviamente il nostro van risulta troppo alto e quindi ci tocca lasciarlo al piano terra e portare il gear a mano (tutto ciò suona familiare, no?).

La vibe del concerto è super underground e la gente è “gasata”; tutti i gruppi della serata fanno la loro bella figura e la data risulta molto divertente. A fine concerto ci viene detto che c’è stato un problema con l’alloggio per la notte ma che è stata trovata una soluzione, molto bene! Ci viene detto di seguire quattro ragazzi e che avremmo dormito nella loro sala prove; strada facendo però ci rendiamo conto che la sala prove è nella zona di Basilea, un tantino fuori strada per il nostro rientro a casa l’indomani; quindi, dopo una pausa rifornimento Redbull all’autogrill, decidiamo di prendere la notte “per le corna” e tornare a casa. Le prime ore, quasi fino al confine con l’Italia, guida Tommaso, Fede guida dal confine fino a Verona, per poi dare il cambio a Stefano che, una volta arrivato a casa si stupisce di quanto fresco si sente. Ha guidato un’ora e dormito tutta la notte. Menzione di merito a Yari che ancora una volta si dimostra il numero uno che è: ha dato supporto ai guidatori per tutta la notte senza mostrare nessun segno di cedimento! Arrivati a Vicenza scarichiamo il van, lo riportiamo in autofficina e ci buttiamo nei nostri letti ancora increduli dell’esperienza vissuta e della fortuna che la vita ci ha dato. Siamo blessati e nonostante tutto, siamo contenti. Non vediamo l’ora di farlo di nuovo.

Amalia Bloom Aarau

DAY ONE: Foto di Martino Campesato
Tutte le altre foto sono di Yari Ricco


Leggi anche la nostra intervista agli Amalia Bloom in occasione del loro EP Alive, a Ballet!

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