New Music Friday: Macseal
Macseal: l’emo revival urbano
di Michele Morselli
I sobborghi dell’Illinois o le praterie dell’Ohio non sono sempre ingredienti fondamentali per quel sapore midwestern a cui ci ha affezionato il revival emo. Prendete i Macseal, per esempio. Ryan Bartlett (voci/chitarra), Cole Szilagyi (voci/chitarra), Justin Canavaciol (basso) e Francesca Impastato (batteria) portano tra l’acciaio e il cemento di Long Island, New York, una ricetta a base di noodles guitars e ritmi sincopati, ben consolidata nella provincia americana. Rispetto a band come Mom Jeans o Remo Drive, il risultato è più compatto ed essenziale. Perennemente co-autori, Bartlett e Szilagyi ci propongono riff intricati ma cantabili; accenti storti ma mai zoppicanti, il tutto immerso tra solide chitarre e vocals vitalisti.
Super Enthusiast
Nel dicembre 2019, la band pubblica il primo Lp, Super Enthusiast, per 6131 Records. L’etichetta di Richmond, Virginia, è la stessa di gruppi come I’m Glad It’s You e, soprattutto, quelle piccole meraviglie dei Dads. L’uscita è anticipata da tre singoli, tra agosto e ottobre: all’onirica e vaporosa Always Hazy, seguono le aperture malinconiche di Graduating Steps e le armonie corali di Lucky for Some. Il sound compatto con cui i Macseal hanno stregato la loro fan-base è ormai stemperato, pur senza perdere di riconoscibilità, tra la California dei Beach Boys ed echi beatlesiani.
Gli esordi dei Macseal
L’esordio omonimo dei Macseal, all’insegna del D.I.Y., risale al 2015: sei brani che vanno dritti al punto, mai una lacrima manierista e la meravigliosa Cats per tenerli a battesimo. Due anni dopo, il sequel autoprodotto Yeah, No, I Know (2017): altri cinque brani tra cui Harry come apripista, una canzone che ti fa venire voglia di crowd-surfare senza sbottonarti il colletto. Pur segnando l’addio della chitarra di Greg Feltman, l’anno successivo è quello della consacrazione. Con l’ep Map It Out, la band firma con 6131 Records, e si avvale della collaborazione con J. Robbins, sound-engineer di band come The Promise Ring, Jets to Brezil e The Dismemberment Plan.
L’ascesa a suon di EP e autoproduzioni dei Macseal è uno buono spaccato di cosa significhi fare musica ai tempi di Youtube e Spotify, quando il full album rappresenta una consacrazione a fatti compiuti e il rapporto con l’artista si risolve, agli inizi, spesso più su una schermata che sul palcoscenico. La capacità di appropriarsi in modo originale dei cliché del revival emo sembra però averli premiati
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