
Intervista agli Youngest: “il nostro approccio DIY alla musica”
A qualche giorno dal loro set in apertura ai Movements (appuntamento il 14 maggio al Legend di Milano!), gli Youngest scaldano i motori con un nuovo singolo intitolato Static Feel.
La canzone, ultima di una serie di singoli usciti nel corso dei mesi da fine 2023 a oggi con la formazione rinnovata (in primis con l’ex batterista Noah ora alla voce), conferma le sonorità più aggressive che la band ha perseguito nelle uscite recenti, con influenze hardcore sporcate di grunge. Un po’ come suonerebbero i Turnstile se non fossero diventati delle superstar mondiali.
Anche per Static Feel gli Youngest hanno seguito un approccio DIY che non prevede la presenza di etichette e organizzando all’interno della band praticamente tutti gli aspetti relativi al singolo, dal materiale fotografico agli artwork al video. Ne abbiamo parlato con i ragazzi per approfondire meglio le questioni legate a come la band riesce a gestirsi in autonomia.
Static Feel segue la scia degli ultimi singoli con un sound decisamente più hardcore che in passato. Cosa vi ha fatto propendere per la scelta di inasprire le vostre sonorità?
Tutto nasce dal periodo post-pandemia. In quel momento abbiamo cambiato formazione: Noah è passato dalla batteria alla voce, mentre Kappa, che era il nostro primo batterista, è tornato nella band. Dopo mesi di stop forzato dai live avevamo una voglia matta di tornare sul palco, ma stavolta per fare casino e sfogarci davvero. È stato quasi naturale quindi rendere il nostro sound più cattivo. L’approccio alla scrittura è rimasto lo stesso, ma mentre prima cercavamo di seguire una sorta di “linea editoriale” legata ai suoni a cui eravamo abituati, adesso abbiamo scelto di scrivere quello che ci veniva più spontaneo, senza troppi filtri. E siamo super contenti di questa direzione! I feedback che stiamo ricevendo sia dagli ascolti che da chi ci segue sono molto positivi. Da quando abbiamo intrapreso questo percorso, anche i live ci sembrano molto più energici e divertenti.
Una vecchia regola invita gli artisti a “fare da sé” tutto quello di cui sono capaci, eventualmente affidando ad altre persone esterne solo le attività che non rientrano nel reame delle possibilità. Come si traduce questo per gli Youngest?
Per noi è sempre stato naturale lavorare in-house. Ci teniamo molto: pensiamo che la comunicazione della band sia personale tanto quanto la scrittura della musica. In più siamo sempre stati affascinati dal mondo DIY legato al punk, dalle fanzine all’autoproduzione in generale, e il nostro approccio nasce proprio da lì. L’unica volta che abbiamo affidato qualcosa all’esterno è stata per la copertina di Besides, il nostro EP del 2021, realizzata da Dnt Fuck with Cats, un’illustratrice e tatuatrice che stimiamo tantissimo.
Il fatto che alcuni di voi gestiscano uno studio di design (Ocular Lab) ovviamente aiuta molto perché significa che siete in grado di produrre in autonomia molto del vostro materiale audiovisivo. Che cosa vi sentite di consigliare a chi non è nella vostra situazione?
Aiuta tantissimo, è vero, ma non è sempre facile come sembra! Bisogna trovare il tempo per incastrare le cose della band tra i lavori che facciamo per i brand con cui collaboriamo. E poi, come succede spesso, quando si lavora su qualcosa di proprio è ancora più difficile essere soddisfatti. Siamo cinque teste diverse, e mettere insieme i gusti e le idee di tutti non è mai semplicissimo: diventa sempre un super brief! Detto questo, siamo consapevoli che avere certe competenze interne è una fortuna.
Il consiglio per chi non ha figure creative nella band è di circondarsi di persone con idee forti. Non serve rivolgersi a grandi studi o a fotografi e videomaker blasonati: anche con pochi mezzi si possono fare cose bellissime, se c’è creatività e voglia di spaccare. Noi per esempio collaboriamo da sempre con Nicola Brignoli, un nostro amico di lunga data che ha iniziato a lavorare più o meno nello stesso periodo in cui abbiamo fondato la band. Fin dall’inizio c’è stata una sintonia fortissima, e negli anni siamo riusciti a trovare soluzioni super fighe, lavorando ogni volta con i mezzi che avevamo a disposizione. Quindi: fate tanto networking, trovate persone con belle idee, condividete! E soprattutto: NON USATE L’AI. Fate le cose a mano, pensatele, sudatevele. Fa tutta la differenza.
Ci raccontate invece la soluzione che avete adottato per il merch della band?
Le magliette le abbiamo curate interamente noi di Ocular Lab. Siamo partiti da un visual 3D che avevamo creato per 95.9, il primo singolo uscito con la nuova formazione. Da lì abbiamo adattato il design in versione monocromatica, per poterlo stampare in serigrafia, e abbiamo lavorato anche sulla parte tipografica. Volevamo un’estetica punk ma fresca, che rispecchiasse il nostro nuovo corso. Una cosa a cui tenevamo molto era anche specificare che siamo di Milano. Per noi è un fattore importante: è la città che ci ha riunito, da cui tutto il progetto è partito ed è, alla fine, casa nostra. Siamo sicuri che per tanti ragazzi sia la stessa cosa. Una volta chiusa la grafica, abbiamo stampato tutto da Legno, lo studio di serigrafia con cui collaboriamo ormai da anni.
Gli Youngest suoneranno al Legend Club di Milano il 14 maggio in apertura ai Movements insieme agli Sweet Pill: i biglietti sono disponibili su Dice.