In6n

Con Policlinico, IN6N porta l’eurodance dentro l’emo trap

di Vittoria Brandoni

Se sei cresciuto a Roma e il tuo anno di nascita non inizia con un 2, conserverai sicuramente vividi nei ricordi i giorni di gloria (e d’infamia) di Piazza del Popolo. Fattasi durante il decennio 2005-2015 melting pot sottoculturale per migliaia di ragazzi romani che ciclicamente si avvicinavano al mondo alternativo, l’inesorabile declino degli “emo di Piazza” fu poi dovuto alla violenta e totalizzante ascesa al trono di trap e hip-hop. Fast forward a oggi, alcuni artisti scelgono di far convivere questa moltitudine di tradizioni, contaminando e sperimentando a cavallo tra rap, elettronica e punk-rock.

Tra questi spicca IN6N, all’anagrafe Gianmarco Ciullo, uno dei giovani “alternativi” schierati sugli scalini delle due chiese gemelle -Santa Maria dei Miracoli e Santa Maria di Montesanto- dieci anni fa. Frangettone e fotocamera compatta in mano, è cresciuto sotto il palco senza sapere che ci sarebbe finito sopra, un’adolescenza tra serate hard techno e drum n’ bass e il metalcore dei Bring me the Horizon (ma anche quello romanissimo degli Hopes Die Last).

La musica di IN6N è figlia di tutto questo, e l’ultimo singolo Policlinico si dimostra la sintesi definitiva di generi che in teoria non possono funzionare assieme, ma lo fanno comunque. La produzione a quattro mani di Rhen e Becko inizia quasi come un brano eurodance, con pad e cassa dritta da pugno in aria a sostenere la voce di IN6N, melodica e sommessa. Quando il beat si spalanca all’improvviso e Policlinico esplode in un ritornello alla Linkin Park, tra rullate di batteria e vocals urlati, ti rendi conto che quello che temevi sarebbe scaduto in un doloroso momento di “boh” ti sta facendo tenere il ritmo con la testa fino alla fine del pezzo.

Ci hanno provato in molti a dare una svolta alternativa ai propri beat, a cimentarsi nello scream, a farsi una riga di eyeliner e atteggiarsi a emo post-ironici, così come troppi hanno tentato di accodarsi al filone “revival” della ’90s dance music rappando discutibilmente su un classicone da club. Grazie alla premura nei confronti dei generi a cui rendono omaggio, su Policlinico IN6N, Rhen e Becko fanno l’esatto opposto: rimangono autentici.

La voglia di sperimentare diventa una forma di apprezzamento anziché una macchietta, uno stunt mal riuscito, e lascia spazio alla speculazione: forse la fase imbarazzante che avete passato da ragazzini, che sia su MySpace o a Piazza del Popolo, vi può rendere musicisti migliori più avanti. Fa curriculum.

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