Cabrera Restare intatti

REVIEW: “Restare intatti” by Cabrera

DI SIMONE DE LORENZI

Se al release party dei Cabrera avete deciso di assicurarvi la cassettina di Restare intatti, sappiate che avete tra le mani un potenziale album dell’anno. Un po’ di numeri: Restare intatti è il terzo disco per la band modenese, il primo dopo la reunion concretizzatasi al Gomito Alto Fest dello scorso anno; quattro, nel mezzo, gli anni di silenzio (ma diventano sette a voler considerare le sole uscite discografiche) che in un certo senso donano una patina di dolcezza a questo ritorno. In qualche modo, viene da pensare, i Cabrera sono mancati anche a chi, come il sottoscritto, li ha scoperti solo di recente, post-rimpatriata.

Tra sferzate post-HC e lacrimoni emo, le canzoni incanalano tormento e speranza, parlano di un’inquietudine che non diventa affanno e spiegano un’incertezza che non è mai rassegnazione. Restare intatti è la rivalsa in musica dei Cabrera verso questo mondo che sembra sempre più complicato, è il loro modo di affrontare la vita (e, va da sé, anche il nostro). Un po’ come sempre, ma in una maniera diversa dal solito, i chitarroni trovano la quadra tra l’urgenza impetuosa di pogare nel salotto di casa e il bisogno di un’emotività più riservata: Restare intatti è un disco costantemente in bilico e in dialogo tra potenza e delicatezza, dove le parentesi strumentali aiutano a radunare le emozioni, accoglierle per poi riversarle nuovamente fuori.

 

Certe tracce, come Mantidi e Tempesta di colpe, ma anche la title track, ricordano il sound adottato dai Quercia nell’ultimo album Dove si muore davvero, un gioiellino uscito giusto tre mesi fa, in cui le urla – ma pare riduttivo etichettarlo come screamo – si alternano a sussurri e pause più delicate. Una doppia tensione che si insegue a vicenda fino a trovare un punto (meglio: più punti) di equilibrio in Come se, impreziosita da una strumentale che stuzzica e fa godere l’orecchio senza soste. Si aggiungano inoltre le fantasie post-rock e i divertissement sonori (non eccessivamente) math di Inverno, che riecheggiano qualcosa che abbiamo già apprezzato nella musica degli And So Your Life Is Ruined.

Con Canzone di L c’è spazio anche per un’acusticata grezza grezza, seguita dall’irruenza di Lunedì, forse la più bella dell’album insieme a Come se. A concludere il disco ci pensano gli oltre quattro minuti di Incessante, pezzo che sigla e racchiude un po’ quanto è stato detto-fatto-sentito finora. E nei simil-gang vocals che condiscono qua e là le tracce, che pretendono singalong dal vivo e non, troviamo quel che stupisce dei Cabrera: il senso a un tempo di comunità e di profonda intimità che riescono a creare.

 

Considerando che sono solo otto tracce, già a metà disco ci si stupisce di quanto sia variegata la proposta dei Cabrera, che certo eredita la sensibilità dei primi due album Da qui si vede tutto e Una montagna in casa, ma creando al contempo qualcosa di nuovo e incomparabile. Tra riflessioni condotte sottovoce e il clamore degli sfoghi, il quartetto di Modena offre un antidoto all’apatia e ci aiuta a restare intatti dentro questo mondo che frana in continuazione. A differenza di quelle del liceo, la rimpatriata dei Cabrera è stata più che gradita.

TRACKLIST DI CABRERA – RESTARE INTATTI

1. Mantidi
2. Tempesta di colpe
3. Come se
4. Inverno
5. Canzone di L
6. Lunedì
7. Restare intatti
8. Incessante

Etichetta Discografica:

Non Ti Seguo Records

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