Hotel Esistenza by Fast Animals and Slow Kids – Recensione
di Simone De Lorenzi
I Fast Animals and Slow Kids aprono le porte dell’Hotel Esistenza per l’album numero sette della loro carriera. La band perugina torna a tre anni da È già domani, con in mezzo una pausa in veste orchestrale che ha dato vita al live album Dal vivo con orchestra (2023). Fin dal titolo, l’albergo in cui veniamo ospitati durante l’ascolto delle 11 tracce lascia intendere la maturità con la quale i fregis hanno affrontato la scrittura del disco.
La migliore cifra stilistica di Hotel Esistenza è segnata da tracce come Una vita normale, Quasi l’universo, È solo colpa tua: brani che coniugano pop rock e alt rock sulla scia del precedente lavoro ma con un tono più meditato e profondo, che anche nei suoi momenti di sfogo non lascia trasparire urgenza né rabbia. Altro pezzone è la ballad Riviera Crepacuore, che trasporta le medesime vibe su toni delicati e nostalgici.
Torna e Cielo proseguono con minore convinzione queste atmosfere riflessive, che non necessitano di scariche di energia ad alto voltaggio. E su una linea simile, non proprio filler ma nemmeno indimenticabili, si attestano le canzoni in coda alla tracklist Santuario e Dimmi solo se verrai all’inferno.
Ci sono poi punti più leggeri, rappresentati dai due singoli: le atmosfere ballerecce di Come no e quelle raffinate (come estetica più che per qualità) di Festa. L’immagine che ne esce – promossa anche dalla copertina di Hotel Esistenza – è un po’ quella dei sofisticati, che è facile scambiare per superficiali; e in questo caso anche i testi non aiutano. Le malelingue diranno che c’è lo zampino dell’Aimone-influencer, “un po’ fricchettone, specie da quando ha il mullet”. Certo fa strano confrontarli ai fasti emo-punk dei primi album.
Parlando di punk, la traccia che hanno pubblicizzato come tale è Brucia, in cui affrontano la tematica dell’ingiustizia sociale. Ma, anche dato il loro passato, non è all’altezza delle aspettative. Il messaggio è forte ma viene indebolito dalla resa; e anche da un preziosismo atipico come il riferimento a Karma Chameleon dei Culture Club (così come in Rave avevano citato Living On My Own di Freddie Mercury). E comunque somiglia incredibilmente a It’s On di Camp Rock 2.
Ma non dite che non vi avevano avvertiti: già nel 2019 consegnavano a Canzoni tristi il proclama della loro maturità: “Per tanti anni pensavo fosse alternativo fare il punk. Ma oggi ho trent’anni: vorrei soltanto dire quello che mi va”. Hotel Esistenza non è il manifesto definitivo della morte del punk. È semmai l’indizio della possibilità di un’alternativa, che lascia spazio all’imprevedibilità e variabilità della vita.
Su questo cambio di sonorità i fan di lunga data ormai hanno perso le speranze da tempo (speranze definitivamente infrante dopo Il tempo è una bugia, il feat con Ligabue). Certo i FASK sono cambiati, come persone prima ancora che come musicisti, ma accusarli di essersi snaturati per andare incontro al mercato è crudele e sbagliato. Hotel Esistenza è un disco coerente e più che gradevole e noi dovremmo godercelo così com’è piuttosto che fare confronti col passato.
TRACKLIST DI FAST ANIMALS AND SLOW KIDS – HOTEL ESISTENZA
1. Una vita normale
2. Quasi l’universo
3. Festa
4. È solo colpa tua
5. Brucia
6. Riviera Crepacuore
7. Torna
8. Come no
9. Cielo
10. Santuario
11. Dimmi solo se verrai all’inferno
Etichetta Discografica:
Woodworm