REVIEW: “La mia stanza” by Naska
DI SIMONE DE LORENZI
È passato solamente un anno da Rebel ma Diego Caterbetti, in arte Naska, ha già sfornato il suo secondo album, dal titolo meno pretenzioso La mia stanza. In questo breve tempo l’artista marchigiano ha collezionato diversi successi: concerti sold out, collaborazioni con Lo Stato Sociale e Finley, un posto d’onore al prossimo Slam Dunk Italy in apertura ai Sum 41 e il riconoscimento – insieme a La Sad – come capofila della più recente ondata pop punk.
Ma soprattutto il rinnovato interesse, da parte del pubblico e degli addetti ai lavori, per un genere che sembrava ormai scomparso dai radar della popolarità. Il pop punk di Naska, infatti, è mainstream e ha dalla sua una produzione qualitativamente alta; il sound che abbraccia non è grezzo ma patinato e, per certi versi, quasi radiofonico: nostalgico dei 2000’s a marchio Simple Plan e Green Day piuttosto che erede del revival anni Dieci targato Neck Deep e State Champs.
I migliori risultati li raggiunge in brani come Mai come gli altri e Non me ne frega un cazzo, tracce cariche dove le influenze punk risuonano anche più che in passato; seguono lo stesso percorso, tra imprescindibili “na-na-na”, solide schitarrate e giri di batteria potenti, Fottuto Sabato e Pronto Soccorso, canzoni che assurgono a emblemi di una spensieratezza anacronisticamente adolescenziale.
“Ho 25 anni ma sono un ragazzino”: la chiave di lettura della musica di Diego Naska si trova in questa frase. Quella che mette continuamente in scena è la promozione di un personaggio sopra le righe che pensa a sbronzarsi, divertirsi e “fare sto cazzo di punk rock”. Gli artisti che nello scorso album citava fino all’ostentazione ora sono in copertina sullo sfondo della sua stanza, dove ci accoglie senza cerimonie formali: in accappatoio, mezzo nudo, vuole suggerire una spontaneità che, ascoltando certi testi superficiali e banalotti, sembra in parte costruita o quantomeno esagerata.
Ma per esibire la sua trasgressione non guarda solo al pop punk: trova soluzioni alternative nella patina vintage di a Testa in giù, che richiama – adeguandolo ai giorni nostri – il rock’n’roll di Elvis Presley; e in Fuori controllo, che ricorda il rock dei Finley ai tempi di Gruppo Randa. Anche se quest’ultima sembra un attimino forzata restano esperimenti interessanti, se non altro perché introducono un elemento di novità rispetto a Rebel.
Questo dunque lo yin della sua anima, dove lo yang è invece rappresentato da una sensibilità profonda e malinconica. L’altro lato di Naska emerge in canzoni dal sapore intimistico, in cui sfrutta in maniera massiccia la componente acustica; ma d’altronde può permettersi di farlo perché sa usarla bene. Se questa introspezione è un po’ debole nei tormenti esistenziali di a Nessuno, riesce meglio in Cattiva e Male, dove l’inquietudine amorosa è dipinta con toni delicati, e nell’emotiva chiusa dedicata al padre Wando.
Parlare di maturità è fuori luogo, ma con La mia stanza un passo in avanti Diego Naska lo ha fatto. Il pop punk che suona è leggermente più originale, di sicuro più personale e meno ingenuo; ci sono un paio di diversivi rispetto a quanto proposto finora e l’alternanza tra parti più tirate e quelle di pausa – anche all’interno degli stessi brani – continua a funzionare. Nonostante la fortuna di Rebel, il disco è riuscito a non diventare una copia scialba del predecessore (come invece ha fatto Machine Gun Kelly) e ne ha mantenuto intatto lo spirito.
L’album, è chiaro, avrà successo. E magari l’italiano medio approfondirà la conoscenza di questo genere, anche se per vie traverse; mentre si scontreranno da un lato i puristi di una scena ormai divisa che lo considerano un surrogato del pop punk, dall’altro chi lo consacra a nuovo astro del “punk rock”. Rispetto a questioni del genere probabilmente Naska risponderebbe “Non me ne frega un cazzo”; e chissà fino a che punto dovremmo credergli.
TRACKLIST DI NASKA – LA MIA STANZA:
1. a Testa in giù
2. Mai come gli altri
3. Non me ne frega un cazzo
4. a Nessuno
5. Pronto Soccorso
6. Cattiva
7. Fottuto Sabato
8. Male
9. Fuori controllo
10. Wando
Etichetta discografica:
Thamsanqa
Oltre al nuovo disco di Naska La mia stanza, potete leggere tutte le nostre recensioni a questo indirizzo!
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