
post mortem by i cani – Recensione
di Stefano Tacinelli
“Non se lo aspettava nessuno. Lo stavamo aspettando tutti”: così cita il manifesto anticipatorio al lancio del nuovo disco.
Post mortem, il quarto progetto de i cani pubblicato il 10 aprile per 42 Records/Sony Music Entertainment, è un’opera di cui sentivamo la necessità… ma non lo sapevamo.
I cani mi ricordano personalmente gli anni dell’università; quel mix di spensierata serietà, figlia di un linguaggio scomodo se pur formale e a tratti poetico, che ti spoglia di ogni dubbio, a modo suo. Che ti fa andare controcorrente in una bella veste, osservando il tempo avanzare ma senza poterlo immortalare, con un romanticismo intellettuale che fa da contorno.
Non se lo aspettava nessuno. Lo stavamo aspettando tutti.
A nove anni di distanza dall’ultimo disco Aurora, post mortem è il nuovo album della band-non-band di Niccolò Contessa, figura chiave del nuovo indie/pop italiano. Precursore a partire dagli anni ’10 dello sdoganamento borghese dell’estetica indie, ha fotografato meglio di chiunque altro ansie, maschere e disillusioni della generazione hipster, grazie al suo linguaggio cinico, ironico e diretto ma mai banale.
Nonostante sia passato quasi un decennio dall’ultimo full-length pubblicato – con Niccolò concentrato sulla produzione di dischi per altri artisti, oltre alla composizione di colonne sonore – i cani non è stato un progetto del tutto fermo in questo periodo.
Qualche singolo sporadico è stato pubblicato nel corso degli anni, da Nascosta In Piena Vista a Un Altro Dio; ma, soprattutto, il doppio singolo Nabucodonosor/L’Ultimo Animale realizzato in collaborazione con i Baustelle.
“Al centro di tutto c’è la musica, quindi zero chiacchiere, zero immagine.
Tutto quello che c’è da scoprire è nel disco.”
L’album inizia con un brano egocentrico e intimo, quasi un concorso di colpe: io è un elenco quasi timido, scuro e sicuramente risentito su una serie di personaggi che hanno influito sulla vita dell’io narrante in modo disincantante.
buco nero presenta nuovi protagonisti, questa volta chiamati per nome; situazioni quotidiane che si trasformano in passaggi di coscienza, mentre sonorità industrial si fanno sempre più rilevanti.
Un umore un po’ più leggero, semplice e quasi essenziale è invece quello che si incontra in colpo di tosse, che racconta una serie di ispirazioni possibili e momentanee. Rimbalzano le percussioni e le sensazioni su davos, che ad un primo sguardo sembra accennare in modo vago all’attualità; sappiamo tutti cosa dovremmo fare per migliorarci l’esistenza, ma rimaniamo infossati sul nostro io senza che si crei una sinergia con il prossimo. Ognuno in fondo è perso per i cazzi suoi.
C’è una costante in colpevole: il binomio e confronto tra colpevolezza e senso di colpa, ma affrontato brevemente con un tono leggero e scanzonato. f.c.f.t. ha invece un mood evidentemente molto epico, con leggere sonorità post punk e un beat consistente, un inno beffardo e tagliente.
post mortem, la title track, è un breve strumentale molto sofferto, probabilmente la musica che Contessa vorrebbe al proprio funerale de i cani; pezzo che dà un respiro diverso al disco e accompagna alla seconda parte.
In felice ci si paragona a un cane, opportunamente, ma anche a un kafkiano Gregor Samsa sotto il sofà, già mutato in scarafaggio. Una rappresentazione di felicità un po’ curiosa, mentre le tastiere disegnano nell’aria arabeschi strani; ognuno è felice in modo diverso e personale, anche per cose che renderebbero infelici tutti gli altri.
nella parte del mondo in cui sono nato, Niccolò esprime alcune caratteristiche che ci riguardano da vicino, su ritmi ossessivi e idee sostanzialmente rock. Un brano che esplode, analizzando contemporaneamente il bagaglio con cui noi occidentali abbiamo a che fare fin dalla nascita.
Un contesto dal quale difficilmente si sfugge, per quanto ribelli ci crediamo e per quanto alternativi vogliamo essere. Bambini cantano e ridono sul finale – probabilmente giudicando noi adulti – beffardi e noncuranti di ciò che il futuro ha in serbo per loro.
madre ha un bel groove di basso in stile funk, il quale sostiene un brano che parla di un abbandono materno che segna per sempre, mascherandolo e analizzando le caratteristiche biologiche della nascita. Un pizzico di animo punk.
Una certa anaffettività emerge dal giro triste di carbone, per parlare di una relazione con tratti disfunzionali, per quanto ci si impegni a chiamarsi “amore”.
Chiude il disco un’altra onda che – principalmente per voce, chitarra e basso – risulta una ballata in stile i cani, con la marea che fa da accompagnamento. Marittime risultano anche le immagini che lascia il brano, con un sapore nostalgico per qualcosa di indefinito.
Lo stile di post mortem de i cani torna ad essere più vicino a quello degli inizi, tra il sound degli album Glamour e Aurora. Dal nichilismo cinico ad una speranza dolceamara, senza perdere il senso di sarcasmo e verità che da sempre rappresentano i testi di Contessa.
Il resto, lo dirà il tempo.
TRACKLIST DI POST MORTEM – I CANI
- io
- buco nero
- colpo di tosse
- davos
- colpevole
- f.c.f.t.
- post mortem
- felice
- nella parte del mondo in cui sono nato
- madre
- carbone
- buio
- un’altra onda
Etichetta discografica:
42 Records/Sony Music Entertainment (ascolta il disco)