Sad by Mayday Parade – Recensione
di Ilaria Collautti
Vent’anni di carriera non sono certo cosa da poco. E così i Mayday Parade hanno optato per un progetto ambizioso per festeggiare questo bel traguardo, pubblicando una trilogia di EP.
Sad, uscito il 3 ottobre, è il secondo capitolo da otto tracce di questa raccolta iniziata con Sweet lo scorso aprile.
Rispetto al disco che lo precede, risulta essere un lavoro più introspettivo ed emozionale, senza però rinunciare a ritmi più sostenuti e ritornelli accattivanti in alcune delle tracce proposte.
In apertura troviamo It’s Not All Bad, brano tra i più vivaci che però non colpisce quanto il primo singolo Under My Sweater, il quale sembra un vero tuffo nel passato. Le melodie riportano subito alla mente i primi anthem della band, con ritornelli da cantare a squarciagola davanti al palco, grazie soprattutto all’energia del bridge e della batteria trascinante nell’ultimo ritornello.
Promises si prende la scena con la sua delicatezza e sofferenza, salendo poi di intensità con un ritornello che si apre e una linea vocale melodicamente azzeccata, sfociando in un finale carico di emozionalità. Senza dubbio il miglior pezzo dell’EP.
A metà dell’opera arriva il turno di I Miss The 90s, che sembra partire bene con l’effetto nostalgia che tanto amiamo e un ritornello dalla buona musicalità, ma rischia di perdersi nelle strofe non particolarmente interessanti.
“It feels like I should be the one / Holding on to something good / For the friends we don’t see anymore […] / I don’t say never anymore, knowing nothing lasts or stays.”
La vera ballad del disco è il singolo One Day At A Time, che dovrebbe essere la diretta rivale di Towards You (brano equivalente in Sweet), ma non ne è assolutamente all’altezza. Con In Every Way, Shape or Form torna l’energia che mancava da un po’, con ritmiche pop punk facilmente riconducibili al classico stile dei Mayday Parade, a differenza della successiva Break Up Song.
Questa è infatti la traccia meno coesa del disco, con sonorità lo-fi e un beat funky che contrasta con il triste tema della fine di una storia amorosa. Potrebbe forse funzionare meglio se la considerassimo una specie di interlude troppo lungo, ma risulta comunque fuori posto e una scelta inusuale nell’insieme di Sad.
In chiusura all’EP è poi il momento di I Must Obey The Inscrutable Exhortations Of My Soul, brano che parte male ma che si risolleva leggermente nel corso della sua struttura. Il finale potrebbe ingannarci a causa dell’elemento corale che, sulla carta, suonerebbe come un’ottima scelta emotiva per concludere il disco. La verità, però, è che la traccia è comunque tra le più deboli dell’EP.
Sad non può definirsi certamente un prodotto insufficiente, ma forse è la presenza anche di Sweet a dargli più completezza all’interno del progetto della raccolta in tre parti. Elemento comune è comunque l’identità ben presente e costante dei Mayday Parade, che festeggiano due decenni di successi come meglio sanno fare.
Canzoni (alcune hit, altre meno) intrise di nostalgia, di testi emozionali accompagnati da strumentali potenti e linee vocali pop e catchy. Un sound più maturo ma perfettamente riconoscibile, che rende ogni traccia quasi familiare e confortevole.
TRACKLIST DI SAD – MAYDAY PARADE
- It’s Not All Bad
- Under My Sweater
- Promises
- I Miss The 90s
- One Day At A Time
- In Every Way, Shape or Form
- Break Up Song
- I Must Obey The Inscrutable Exhortations Of My Soul
I Mayday Parade saranno presto in Italia in occasione del concerto degli All Time Low il 13 febbraio 2026 alla Choruslife Arena di Bergamo, accompagnati anche da Four Year Strong e The Paradox (info e biglietti).



